Amicizia sul lavoro e commitment aziendale: un legame direttamente proporzionale

Chi trova un collega amico trova un tesoro… e diventa più produttivo.

Oltre alle chiacchiere davanti a un caffè o nelle pause di una riunione ci può essere molto di più: l’amicizia sincera, ben diversa dal più superficiale rapporto di collaborazione fra colleghi.

Il motto secondo cui chi trova un amico trova un tesoro vale anche tra le scrivanie dell’ufficio, e non soltanto per le ragioni più facilmente intuibili. Certamente i buoni rapporti rendono più piacevoli le ore della giornata lavorativa e influiscono sulla generale qualità della vita, ma la complicità e la stima reciproca tra persone appartenenti a un team generano anche altri effetti.

Si lavora meglio in tutti i sensi: con un amico al nostro fianco (o all’altro capo del telefono e o della casella di posta elettronica) siamo più contenti e anche più produttivi.

Ne è convinta la società di consulenza statunitense Gallup, che in decenni di attività ha raccolto innumerevoli testimonianze a riguardo.

Tant’è che la domanda “Chi è il tuo migliore amico?” è sempre presente in scaletta durante le consulenze ai manager. Gli esperti di Gallup ci dicono che negli Stati Uniti solo due professionisti su dieci annoverano tra i colleghi o collaboratori il proprio “migliore amico”, ed è un peccato che sia così.

Se le aziende favorissero la nascita di questi legami (portando a sei professionisti su dieci la statistica) otterrebbero un incremento medio del giro d’affari del 12% e ridurrebbero di oltre un terzo (36%) gli incidenti di sicurezza.

La ragione è che l’amicizia stimola la produttività, il coinvolgimento, la fiducia, la creatività e la voglia di collaborare.

Non serve scomodare la sociologia per rendersene conto: il senso di affiliazione a un gruppo spinge a ragionare in termini meno individualistici. A detta di Gallup, chi ha stretto amicizia con uno o più colleghi è propenso a fare più cose e a spendersi di più per gli obiettivi comuni. Il rispetto reciproco è motivo di appagamento, mentre sapere di potersi fidare l’uno dell’altro suggerisce alle persone di poter rischiare maggiormente anche nell’attività professionale.

Ma l’amicizia non nasce schioccando le dita. Certo è questione di compatibilità caratteriale e di interessi comuni, però necessita anche di terreno fertile e occasioni. Ecco qualche consiglio.

  1. Create una cultura aziendale favorevole

Non di rado, racconta Annamarie Mann, Employee Engagement and Wellbeing Practice Manager di Gallup, si incontrano “dirigenti e manager che aggrottano le sopracciglia davanti alle chiacchiere e alle pause pranzo in compagnia, vedendo l’amicizia sul lavoro come un ostacolo alla produttività”. I fatti dimostrano, invece, che è esattamente il contrario.

  1. Promuovete la comunicazione e la collaborazione

Invitate tutti a esprimere la propria opinione, non silenziate le voci dissidenti, lasciate che le idee possano circolare liberamente all’interno del gruppo di lavoro. Rafforzando la fiducia e il senso di partecipazione nei vostri collaboratori creerete un clima propizio alla nascita di amicizie.

  1. Create l’occasione

Le attività di team building più varie sono utili, dai corsi di yoga alle serate al pub, fino alle convention dedicate ai dipendenti. Ma è importante dare spazio alla convivialità e al dialogo anche all’interno dei luoghi e delle ore di lavoro, per esempio strutturando la pausa pranzo in un certo modo o prevedendo attività sportive e ricreative nel calendario settimanale dell’azienda.

  1. Non restate in disparte

Spesso i leader promuovono eventi mondani, corsi, attività di gruppo, rimanendo però a debita distanza. Una cultura aziendale propensa all’amicizia, invece, deve cominciare proprio dai vertici. Attenzione però a non annacquare i confini gerarchici, perdendo autorevolezza: la partecipazione attiva da parte dei manager ai momenti conviviali deve rispettare una etiquette ben precisa e in linea con il ruolo di responsabilità ricoperto.

L’amicizia tra colleghi non solo migliora l’umore e la qualità della vita, ma regala una marcia in più al business. “Il mio miglior amico è colui che tira fuori il meglio di me”, diceva l’industriale Henry Ford. E tirare fuori il meglio di noi sul lavoro significa essere aperti, collaborativi, creativi, efficienti. Più felice il dipendente, più felice l’azienda.

(3) commenti

  1. Non sono molto d’accordo, difficile trovare amicizie vere sul posto di lavoro, ancor meno su alcuni dei consigli riportati: la leadership distribuita non la si crea “non aggrottando le sopracciglie”

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    • Anche io, per esperienza, non sono molto d’accordo.Non confondiamo lo spirito di squadra,con l’amicizia. Sono due cose diverse.La prima serve a rafforzare il team e raggiungere gli obiettivi comuni Per questo è ottimo il team building .L’amicizia è un sentimento e già di per se stesso non lo si puo’ far diventare un obiettivo aziendale.
      Poi c’è la comunicazione, verbale, scritta e corporea che è tutto un altro mondo

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